INTERVENTO DEL PRESIDENTE DI EMMAUS ITALIA ALLA FESTA DELLE COMUNITÀ EMMAUS ITALIANE AD ASELOGNA PER I 30 ANNI DI EMMAUS VILLAFRANCA
Vorrei iniziare questo mio intervento partendo dai 30 anni di Villafranca. Io sono entrato in Emmaus nel 1981 e quindi ricordo bene l’inizio della comunità alcuni anni più tardi, ricordo Renzo e Silvana con il loro carico di esperienza, entusiasmo e disponibilità. Per noi giovani Villafranca era un po’ un modello da seguire, una novità nel panorama Emmaus; si parlava di nonviolenza, di rispetto della terra, di biologico, di un modello alternativo di vita. Ecco Emmaus che si apriva al mondo, con i campi, con un modello di comunità includente e coinvolgente, con l’esempio pratico e concreto. I comunitari che entravano a far parte di questa famiglia erano valorizzati e spronati a responsabilizzarsi perché importanti e fondamentali alla costruzione di questo mondo alternativo. Certo non sempre i risultati erano quelli che si sperava di cogliere, ma alcuni di questi, importanti, sono di esempio ancora adesso penso per esempio a Nino, attuale responsabile di Roma con il quale ho condiviso l’esperienza faticosa ma anche stimolante del campo di Roma del 1994 dal quale è nata la comunità. Credo che lui incarni molto della trasmissione dell’attenzione alle persone che la comunità e i responsabili di Villafranca ha sempre dato. Un altro esempio è stato il gruppo di amici che da sempre ha affiancato la comunità, sempre attento e fedele. Amici che hanno condiviso tutti i passaggi importanti della comunità e le esperienze; ricordo l’impegno iniziale in Bosnia o i viaggi collettivi di esperienza e conoscenza di Emmaus In Francia e in Europa. La stessa comunità di Aselogna è frutto dell’impegno collettivo dei comunitari, degli amici e dei responsabili di Villafranca.
Ecco è partendo dall’esempio di Villafranca che vorrei parlare dello stato attuale del nostro movimento in Italia, io da poco ne sono presidente ma da molto ne faccio parte. In tutti questi anni Emmaus Italia ha costruito il suo modello, che credo sia un modello che ha mantenuto saldi i valori iniziale dell’Abbè Pierre e dell’esperienza Emmaus e si discosta di molto in positivo da quelli che sono modelli di realtà di accoglienza tesi al pietismo all’assistenzialismo alla dipendenza economica da centri di potere ed economici.
Questa nostra diversità è vista come un valore importante dalle altre realtà con cui veniamo in contatto, ci contraddistingue e ci responsabilizza a partire dai responsabili e dagli amici, ma credo responsabilizzi soprattutto i comunitari. L’importanza di Emmaus sono soprattutto i comunitari siete voi qui presenti. L’abbè Pierre senza George e i primi comunitari non sarebbe stato in grado da solo di costruire quello che ha costruito, il lavoro di Emmaus è frutto della proposta di un comunitario, è un comunitario che rimproverato l’Abbè Pierre che chiedeva l’elemosina nei boulevard di Parigi. Chiaramente è grazie alle intuizioni e al mettersi in gioco totalmente dell’Abbè Pierre che è partito tutto ma la sua intuizione più grande ma anche la più semplice è stata quella di credere nell’uomo qualunque sia la sua origine, il suo passato, i suoi sbagli, di dare e pretendere fiducia, della consapevolezza che o ci si salva insieme o non si salva nessuno.
Ecco l’essere insieme è la nostra forza. Mi ricordo che Renzo una volta ha parlato di questo e della risposta che lui aveva dato a qualcuno che rimproverava Emmaus di essere ricco. La prosperità di Emmaus è il frutto di un lavoro comune per il bene comune ed è questo che genera ricchezza a disposizione di tutti soprattutto delle persone più povere o in difficoltà. Non è lo sfruttamento delle persone e del lavoro degli altri per scopi privatistici, è la ricerca individualistica del successo personale che crea divisioni, disuguaglianze, miseria. L’attuale modello neoliberale e individualista è la causa principale della miseria, delle guerre, delle sofferenze dell’80 per cento degli abitanti del nostro pianeta.
Noi siamo altro, siamo un esempio ma spesso corriamo dei rischi molto grandi. Spesso ci auto incensiamo troppo e molto spesso tendiamo a chiuderci come se questo ci tuteli e ci faccia da scudo con il mondo esterno preservando i nostri valori. Spesso pensiamo che le strutture siano fatte per difendere i nostri ideali, oppure consideriamo che l’esperienza finisca con la comunità e con la sola accoglienza.
Tutto non deve finire con la struttura o le strutture; pensate ai grandi ordini religiosi che non sono riusciti a rinnovarsi o ad aprirsi alle nuove sfide, quando penso a questo mi viene in mente quello che l’Abbè Pierre ha sempre detto e cioè che Emmaus è nato da un incontro di persone; una più fortunata e una meno fortunata che insieme hanno deciso di mettersi al servizio degli altri. Ebbene se anche Emmaus dovesse finire domani basta che due persone si incontrino e insieme decidono di mettersi al servizio degli altri ed Emmaus rinasce, aggiungo io anche con un altro nome, altre strutture, altre persone ec..
Ecco quello che è da valorizzare non sono le strutture ma l’impegno e gli ideali e le persone, soprattutto le persone.
Io credo che dobbiamo avere il coraggio di uscire più spesso dalle nostre comunità, dobbiamo avere il coraggio di aprirci alla realtà esterna e farlo con i nostri valori che sono oggi più che mai attuali. Questo per evitare che Il nostro tesoro corra il rischio di essere mangiato dalle tarme come dice il vangelo.
Dobbiamo anche cercare di coinvolgere i giovani, di cercare nuovi modi di coinvolgimento e di impegno.
Gli accordi con Libera sulla campagna Miseria Ladra e il campo di Palermo vanno in questo senso. Una realtà che è riuscita a coinvolgere migliaia di giovani e di persone, di realtà che vede nel nostro modello un arricchimento del proprio impegno sociale e umano è un occasione importante che può farci avanzare e farci crescere in questo senso pur con i nostri limiti e le nostre difficoltà.
Finisco con il ringraziare tutti della passione che ciascuno di voi mette nell’impegno Emmaus, ai risultati eccezionali che miracolosamente e con pochi mezzi riusciamo sempre e con fierezza ad ottenere, a partire dal nostro lavoro testimoniato anche dal nostro bilancio comune.
Un grazie anche alle comunità e ai gruppi che hanno promosso iniziative di cambiamento e di lotta sulle tematiche della finanza, della pace e nonviolenza ( ricordo in particolare l’Arena di Pace che ha visto coinvolta soprattutto la comunità di Villafranca e la campagna per una difesa popolare nonviolenta in corso), l’iniziativa sulle migrazioni e sull’ambiente a Lampedusa che ha coinvolto il nostro movimento a livello nazionale, europeo e internazionale, le iniziative per i 20 anni di Piadena, le iniziative di Catanzaro, i laboratori di Fiesso Umbertiano, la comunità femminile di Treviso, l’impegno su Arezzo delle comunità toscane, di Cuneo, Padova e Ferrara, le iniziative di coinvolgimento di Roma e Zagarolo, le iniziative di Erba, il campo e l’inaugurazione della comunità di Aselogna. Tanta ricchezza e tante iniziative….
Un grazie particolare a tutti i comunitari e responsabili e amici e un ricordo per chi ci ha lasciato:
GEPPETTO, GIOVANNI E SERGIO
Infine grazie Renzo e Silvana, Henk e Lucia …. Luigino e gli amici di Villafranca e Aselogna per averci ospitato e per aver condiviso con noi la vostra preziosa esperienza.