TUNISI 24–28 MARZO 2015: resoconto e riflessioni di Renzo Fior
Il forum mondiale siè svolto a Tunisi una settimana dopo i fatti violenti che hanno provocato lamorte di 23 persone e il ferimento di un altro centinaio. Questo fatto potevafar pensare che l’evento si sarebbe sospeso: così non è stato; gliorganizzatori hanno chiesto da parte di tutti gli iscritti una conferma dellaloro partecipazione anche e soprattutto come segno della società civiletunisina e mondiale di non volersi piegare e sottostare alla violenza messa inatto. La risposta è stata quasi unanime da parte delle associazioni e così ilforum ha visto il suo naturale svolgersi anche se in un clima, evidentemente,di preoccupazione ma non di paura. La città è apparsa blindata dalle forze di polizia ma questonon ha impedito di incontrare edapprezzare i cittadini di Tunisi per la loro accoglienza calorosa che volevanoesprimere così un grande grazie per lanostra presenza.
La marcia del martedì 24, sotto un’acqua battente, ha vistosfilare migliaia di persone in cammino verso il museo Bardo, unite da unavolontà di riprendersi il cammino del cambiamento fatto in maniera nonviolenta aldi fuori del percorso che i terroristi della settimana prima volevanoprovocare.
30/40 mila persone, queste le stime delle presenze, inrappresentanza di circa duemila associazioni provenienti da 120 paesi: tutto ilmondo era rappresentato; tutto il mondo della società civile che negli angolipiù remoti e lontani del pianeta cerca di realizzare quello slogan che è statoadottato ancora al primo forum mondiale di Porto Alegre: “un altro mondo èpossibile”.
E’ necessario però dire che il forum di Tunisi, al di là deifatti violenti contingenti, ha riscontrato e amaramente constatato a livelloplanetario una situazione mondiale sempre più deteriorata con tanti e diffusi luoghidove si vive la difficoltà quotidiana di trovare alternative durature ecredibili che in qualche modo possano rispondere alle urgenti richieste dellapopolazione più emarginata. Dai primi forum mondiali che si erano tenuti aPorto Alegre nei primi anni 2000 la situazione mondiale non è certo migliorata.
Di fronte a questo stato di “delusione” e di “impotenza” per le situazioni di guerra, di distruzionedell’ambiente, di una crescita esponenziale di persone costrette a lasciare laloro terra, di privazione della libertà e della rappresentanza democratica intanti paesi, per la crescita dei fondamentalismi religiosi , l’incontrarequesto popolo che nonostante tutto lavora e spera in un cambiamento è stato comunqueuna sferzata di vita e di speranza ed haespresso la volontà di non cedere. La presenza di queste persone, i “piccolidella terra”, voleva quindi significare la volontà di non lasciarsi sopraffarema anche se in situazioni di difficoltà trovare nuove strade, rinnovare nuovealleanze per portare avanti, anche se con fatica, una visione di speranza, didialogo, di accoglienza e di riconciliazione tra gli uomini e con il creato.
Dal 25 al 28 si sono succeduti a ritmo cadenzato di treincontri al giorno, i 1200 ateliers o gruppi di studi che le varieassociazioni/organizzazioni da sole o in rete con altre avevano organizzato.Non è stato sempre facile poter scambiare tra i diversi partecipanti pareri,visioni, problemi in quanto ci sono state difficoltà organizzativenell’assicurare le traduzioni necessarie: questo ha escluso più di una personadal comprendere e dalla possibilità di portare il proprio contributo.
Sono state 6 le tematiche, i cantieri attorno ai quali sisono incentrate le riflessioni e i dibattiti dei vari gruppi di lavoro:
Cittadinanza: quattro anni dopo la “primavera araba”la questione della transizione verso una forma di società politico-socialerispettosa delle aspirazioni dei popoli con maggior libertà e giustizia si ponein maniera forte e urgente. Qual è il ruolo che devono giocare i movimentisociali per limitare l’avanzata delle forze reazionarie e delle logicheneo-liberali? Siamo confrontati ad una corruzione diffusa che per il profittodi pochi impoverisce moltitudini.
La terra, la frontiera, il territorio: tutto questoevoca un’appartenenza ma anche violenza, dominazione, segregazione. Sidichiarano guerre, si uccide, si espelle il diverso….si erigono dei muri. Comeandare al di là di questa situazione, come sostenere le legittime aspirazioniper esempio dei Palestinesi ecc…
Il pianeta: questo modello di sviluppo basato sullosfruttamento intensivo delle risorse naturali va a vantaggio prevalentementedegli interessi privati. Tutto si degrada: condizioni di vita, ambiente, il lavoro…inpiù il cambiamento climatico sta sconvolgendo intere regioni e sono lepopolazioni più fragili e vulnerabili che ne subiscono le conseguenze. E’necessario mettere in questione la crescita sfrenata dell’economia. E’ necessario prepararsi alla conferenzamondiale di Parigi che si terrà il prossimo dicembre. “Se non ti occupi delclima, sarà lui ad occuparsi di te”. Stiamo assistendo alla crisi dell’uomosuper potente che non sa come risolvere i problemi che lui stesso ha creato.
Giustizia sociale: le disuguaglianze socialiaumentano; col pretesto della crisi finanziaria globale gli stati portanoavanti politiche di austerità che colpiscono le fasce più deboli. I dirittidiventano sempre meno diritti ma una merce da pagare. La liberalizzazione dei servizipubblici, lo sfruttamento dei lavoratori al nord come al sud, l’espulsione ditanti dalle loro terre e dalle loro case, l’impossibilità di potersi curare, laprivatizzazione dei beni pubblici sono unpericolo permanente che impedisce la costruzione di una società più giusta. E’necessario costruire nuove resistenze e lanciare nuove sfide. Quale rispetto eaccoglienza per le persone migranti, come immaginare e realizzare unacittadinanza universale che vada al di là delle barriere e dei confini.
Uguaglianza, Dignità e Diritti: le donne, i popoliautoctoni, le persone con handicap, le minoranze religiose o linguistiche, lepersone omosessuali, lesbiche ecc…subiscono il peso e la dominazione ma anche la repressione, laviolenza e la discriminazione nelle nostre società. E’ necessario lottare perun mondo dove ognuno possa avere il suo posto nel rispetto delle differenze.
Economia e Alternativa: il sistema capitalista eneo-liberale è in crisi un pò dappertutto nel mondo. E’ la fine di un sistema oun nuovo inizio del suo sviluppo? Siamo confrontati con la rapacità di unsistema che distrugge la terra ma anche i suoi abitanti per l’interesse dipochi. Quale economia, quale finanza: al servizio dei popoli o solamente unostrumento di dominio in mano ad una piccola elite dominatrice. Come accedere alcredito per le persone “non bancabili”. Come evitare la speculazione sullematerie prime e l’accaparramento delle terre. E’ necessario un cambiamentoradicale perché questo capitalismo non èriformabile. La mondializzazione è una guerra e la militarizzazione diffusa neè la conseguenza.
Le discussioni intense che si sono svolte in quei 4 giornipartivano dalla convinzione che non sono certo i partiti politici, i gruppi dipotere nazionali o internazionali a provocare il cambiamento; come dicevaGramsci: “il vecchio tarda a morire…”.E’ la società civile che si deveappropriare della capacità del cambiamento. Il forum mondiale è il luogo piùdemocratico e importante di discussione per elaborare strategie e politichenuove.
Una constatazione: il lavoro intenso dei e nei gruppi dovevaportare ad un documento unitario per ogni tematica affrontata; qualche cosa èstato fatto riguardo al tema acqua, democrazia e migranti. Ma il lavoro diconvergenza dei risultati delle discussioni è stato difficile e qualche voltaimpossibile. Esiste ancora purtroppo una eterogeneità di espressioni ed uneccessivo individualismo che impedisce prese di posizioni condivise chepotrebbero costituire la base per un impegno e per rivendicazioni unitarie.
Il forum mondiale è ancora un momento privilegiato dielaborazione di nuove prospettive e di aggregazione per pensare di realizzarelo slogan: “un altro mondo è possibile”?
L’esperienza di Tunisi pur in un contesto di entusiasmo, diricchezza di gruppi e di riflessioni appassionate ha rivelato ancora una voltala debolezza strutturale del movimento alter mondialista e la mancanza cronicadi mezzi anche economici per presentarsi sullo scenario mondiale. Basti dire, anche se con amarezza, che ilforum di Tunisi, pur in un contesto drammatico nel quale si è svolto per i notifatti avvenuti, non ha avuto quasi nessuna eco sui media occidentali:ostracismo dei poteri forti o incapacità interna di allestire un ufficiocomunicazione efficiente? L’impressione è che si vada ancora in ordine sparso eche non esista una personalità o un gruppo di persone che a livello mondialesappiano coagulare questo immenso patrimonio. E’ un seme che germoglia, che dàanche qualche frutto ma che rimane in una fase “adolescenziale” e non trova senon con alterne vicende la capacità di divenire adulto…in un momento in cui lesfide a tutti i livelli economico, culturale, religioso, sociale richiedono lacapacità di opporsi in maniera sistematica al potere devastante della grandefinanza e dei poteri forti. Come dicevo all’inizio il mondo si deterioravieppiù e sempre più popolazioni sono costrette ad una vita misera, senzaalcuna prospettiva di cambiamento. Misembra comunque sempre valido l’impegno di lavorare localmente avendo presenteil contesto mondiale nel quale viviamo: la speranza è che ci sia poi unacontaminazione progressiva a favore di un cambiamento.
Renzo Fior
Emmaus Villafranca